Metropolis

Acquerelli liberamente ispirati al saggio dello scrittore Duccio Demetrio: Ascetismo Metropolitano, Modena, 2017

 

Coi miei acquerelli ho tentato di rappresentare le metropoli da lontano, quando non si sente alcun suono venire dalle grandi città, non si vedono uomini, strade o macchine, pur sapendo che laggiù, in quelle "interiora metropolitane", brulica una vita multiforme, inquieta e contraddittoria.

Ho tentato anche, qualche volta, di entrare nei sui cunicoli, nei suoi sotterranei, nel suo ventre, cercando di vedere quei volti dove"gli sguardi sono spenti", a volte gioiosi, spesso carichi di sofferenza.

Walter Boni

 

Le condizioni esistenziali della metropoli, con il suo accatastamento umano verticale e sotterraneo, sono l'argomento delle meditazioni incessanti e l'origine degli stati emotivi che intridono il pensare, il fare, l'amare di chiunque si prefigga di entrare nel ventre della città.

Duccio Demetrio

 

Nel quadro di movimenti d’idee e degli indirizzi artistici del nostro tempo, la pittura di Boni offre l’esempio di un procedimento tipico del postmoderno: il recupero di posizioni concettuali e di modelli formali e stilistici del passato (particolarmente nel figurativo), che vengono riproposti in modi quando più e quando meno innovativi, secondo la personalità dell’artista e l’incidenza di gusti e suggestioni del presente.

Franco Pone

 

Ed in questo senso gli acquerelli di Boni possono essere accostati a quell’«ultimo naturalismo» di cui parlava Francesco Arcangeli, cioè a quel naturalismo che si confronta con la tendenza informale e raggiunge un risultato poetico non, certamente, provvisorio, il risultato ultimo della decantazione dell’anima.

Michele Fuoco

 

Boni, tra i figli della sua generazione, si rivela solitario celebratore di delicate immagini. I suoi acquerelli, nel tempo e fuori del tempo, sono segnati dall’impegno emotivo con cui egli avvicina i colori; i temi, quelli legati alla tradizione di questa tecnica nobile e sensibilissima, che vuole amore panico in abiti di grazia bucolica. Di qui le sue architetture di una bellezza d’insieme ritmata - è facile avvertirlo - in una musicalità che raccoglie colori, spazi e atmosfere. In questo insieme s’inserisce la solarità primaverile di impressioni visive quali il fiore e l’angolo agreste denso di contrasti cromatici. Gli aspetti della natura, cercati e raccolti nella discrezione di giardini e contrade, dove ogni cosa si ammorbidisce e si sfuma in un pigro e incantato riserbo, appaiono desueti.

Penso a Walter Boni, alle sue mostre, alla nostra amicizia strettasi lentamente intorno agli alberi dell'arte, della poesia, della letteratura.

Guido Franchetti